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giovedì 25 marzo 2021

I Gigli Non Parlano di Claudia Alessi - Recensione & Intervista all'autrice


“Io non voglio essere schiava dell’abitudine. 

 
Io non voglio ricalcare ogni giorno gli stessi percorsi.
 

Voglio cambiare direzione.
 Voglio rischiare, io voglio il tormento, io voglio i colori. 
 

Voglio il coraggio di tentare.
 

Voglio sbagliare. 
Voglio perdere la certezza per l’azzardo dell’incertezza.
 

Voglio scappare dai consigli sensati, voglio inseguire un sogno”.


È ciò che vuole Azzurra, protagonista del libro, giovane e brillante tirocinante presso un lussuosissimo studio di avvocati.

Proprio nel momento in cui tutto sembra andare per il verso giusto, almeno lavorativamente parlando, si ritrova catapultata in una sorta di mondo parallelo fatto di giochi, sguardi e passioni.

Tutto questo la porta a dover prendere una dura decisione: il grande amore di una vita o il desiderio proibito e la passione incontrollabile?

Una storia che ti fa appassionare da subito a quei tormenti che non lasciano dormire Azzurra, combattuta tra cuore e ragione. Impossibile non immedesimarsi con lei, non empatizzare con quella donna confusa e semplicemente imperfetta... Come tutte noi. Una donna che vuole rincorrere i suoi sogni e la sua libertà a tutti i costi dopo essere stata travolta dalla quotidianità.

La cosa che mi ha colpito di più di Azzurra è stato proprio il suo coraggio. Il coraggio di dire la verità, in primis - e non senza difficoltà - a sé stessa. E poi con lo stesso coraggio capire e decidere di non poter più continuare in quel modo.

Accattivante, scorrevole e con un finale assolutamente inaspettato.

Azzurra sceglierà il cuore o la ragione? Non vi resta che leggere il libro per scoprirlo.


Come avete potuto capire questo libro mi ha intrigata moltissimo, per questo ho chiesto alla sua autrice Claudia Alessi di scambiare due chiacchiere e buttare giù una breve intervista. Ero troppo curiosa di saperne di più su questa storia.


INTERVISTA: 

Prima di ogni domanda raccontaci l’emozione che hai provato quando hai tenuto in mano la prima copia del tuo libro, sono curiosissima.

È stato surreale ed eccitante. Ho capito che stavo letteralmente iniziando un nuovo capitolo della mia vita.

 

1 - Come hai scoperto la tua passione per la scrittura? Come l’hai coltivata?

Onestamente non ho ricordi di me senza una penna in mano. Fin da bambina ho sempre scritto di tutto: racconti, sceneggiature, romanzi o favole illustrate. Scrivevo lettere intrattenendo fittissime corrispondenze. Non esiste supporto, cartaceo o digitale, che mi sia sfuggito. L’unica cosa che non ho mai tenuto è un diario. Prima di essere una scrittrice, comunque, sono un’avidissima lettrice. Già dall’infanzia passavo nottate intere fra le pagine di Verne, Dahl, Salgari, London, Poe, Jane Austen…potrei continuare all’infinito!

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- Cosa ti ha spinta a intraprendere la carriera di scrittrice?

I miei studi mi hanno condotta a vivere in un mondo che d’un tratto mi è stato stretto e ho sentito profondamente estraneo alla mia vera indole. Ho deciso quindi di far emergere una natura che è sempre stata ruggente in me.



3 - Come o dove trovi l’ispirazione per scrivere?

L’ispirazione mi sovviene continuamente. Vedo il foglio bianco e mi faccio trascinare dalle parole. Non so mai che direzione prenderanno i miei scritti. Sono totalmente naïf. Non ho mai fatto una scaletta in vita mia né elaborato un progetto predefinito. È proprio questo il bello: farsi trascinare dall’imprevedibile estro del momento.



4 - Quando hai capito di essere portata per la scrittura?

Quando a cinque anni composi il mio primo racconto. Lo portai a mia madre e lei si stupì che prima ancora di iniziare la scuola non avessi fatto nemmeno un errore. Conservo ancora quel foglio dove ho impresso le mie fantasie. Avevo visto una deliziosa vecchietta fare a maglia e immaginai cosa sarebbe successo a quella lana se fosse stata magica…



5 - Hai un luogo/stanza dove preferisci scrivere?

Non mi piace scrivere nello studio, come sarebbe normale. Piuttosto in sala da pranzo. Credo sia per l’atmosfera che mi evoca quella stanza e per gli oggetti che vi sono contenuti. La rendono una fonte inesauribile di spunti. Basta spostare lo sguardo e la mia immaginazione corre selvaggia.

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- Qual è il tuo pubblico ideale? A che genere di lettore pensi quando scrivi?

Secondo me, quando si scrive, l’ultima cosa da fare è pensare a chi dovrà leggere il proprio lavoro. Inevitabilmente si finirebbe per autocensurarsi. E non c’è errore peggiore che farsi condizionare dal temibile giudizio del pubblico. Ho avuto conferma che, per quanto riguarda I gigli non parlano, non esiste target che tenga. È una storia trasversale che coinvolge ambo i sessi senza limiti di età. Dall’adolescenza all’età matura, ho avuto riscontro che cambia solamente l’interpretazione della storia: generalmente i più giovani preferiscono Damiano. L’unica costante è un’empatia generalizzata nei confronti di Azzurra.

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- Come è nata questa storia?

Non credo che uno scrittore cerchi una storia. Piuttosto sono le storie a trovarti. A me non è restato che scriverla.

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- Avendo visto le foto del tuo profilo Instagram mi è sembrato di ritrovarti nel tuo libro. Quanto c’è di autobiografico? 

Penso che un libro sia in qualche modo un’espansione dell’essere. E I gigli non parlano sicuramente lo è.

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- Per il lato estetico e caratteriale di Azzurra ti sei ispirata un po’ a te stessa?

Assolutamente sì, più che altro dal punto di vista estetico.



10 - Che messaggio hai voluto dare con il tuo libro?

Credo che ciascun libro venga interpretato soggettivamente da chi lo legge. Ho scoperto che c’è una visione che l’autore ha e molteplici quanto, a volte, inaspettate interpretazioni dei lettori. Nel caso de I gigli non parlano ho volutamente lasciato la possibilità di introiettare la vicenda di Azzurra nell’auspicio che ciascuno, rispetto al proprio vissuto, avesse la possibilità di chiedersi come si sarebbe comportato o che scelte avrebbe fatto, vivendo la storia della protagonista come propria. Non credo che in questo romanzo ci sia una morale univoca, ma piuttosto svariati spunti di riflessione. È necessariamente così quando si racconta di una ragazza che diventa donna.



11 - Cosa ti aspetti da questa esperienza?

È un’esperienza che fino a questo momento mi ha dato molte soddisfazioni. Vedo i miei libri come figli. Una volta pubblicato, è come se quel romanzo fosse diventato adulto, pronto ad affrontare il mondo da solo. Spero, visto anche lo scopo filantropico legato alla mia prima pubblicazione, che il mio primogenito abbia il maggior successo possibile. Con “successo” non mi riferisco tanto alle vendite, quanto alla capacità di far innamorare di sé, di far sognare, di far riflettere, di intrattenere.

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- Hai in progetto altri libri?

Certamente. A breve verrà pubblicato il mio secondo romanzo. Non posso ancora rivelare altro. Posso solo dire che non si tratta del sequel de I gigli non parlano.



13 - Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella tua vita? C'è uno scrittore che consideri il tuo mentore?

A sette anni, venni profondamente colpita da Il diario di Anna Frank. È stato il più giovane e straordinario talento femminile in cui mi fossi imbattuta fino a quel momento. Mi trasmetteva un carisma e una forza che prima di lei avevo trovato solo in autori adulti. Dopo averlo letto, decisi di scrivere anch’io. Intitolai il mio primo vero manoscritto Kitty, proprio in onore di questa straordinaria piccola, grande donna che tuttora mi commuove.



14 - E per finire, un gioco: se potessi scegliere solo tre libri da consigliare, quali sarebbero?

I ragazzi della via Pál, Il grande Gatsby, Il deserto dei Tartari.




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   «Perché essere felice quando puoi essere normale?»   «Perché essere felice quando puoi essere normale?» Una frase a dir poco inconcepibi...