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giovedì 19 agosto 2021

Jeanette Winterson - Lunga vita alle donne ribelli

 

 «Perché essere felice quando puoi essere normale?»







 «Perché essere felice quando puoi essere normale?»

Una frase a dir poco inconcepibile quella pronunciata dalla signora Constance Winterson, una donna da una forte tanto folle religiosità. Disse queste parole nel settembre del 1975 rivolgendosi alla figlia adottiva Jeanette, appena sedicenne, ma distinta già da una spiccata determinazione. Jeanette, abbandonata dalla madre naturale, fu adottata dai coniugi Winterson con la speranza di farne una dogmatica missionaria. Cresciuta in una comunità religiosa repressiva in cui l’approccio fisico all'amore veniva considerato un peccato grave, figuriamoci se con una persona dello stesso sesso.

L’unico libro permesso in casa era la Bibbia. Difatti quando vennero scoperti i suoi libri nascosti sotto il materasso la madre ne fece un falò in cortile. Oltre a non avere quindi alcun tipo di libertà, Jeanette si rese conto da giovanissima di essere lesbica e decise di andare via di casa. In realtà non aveva poi altra scelta.
Oltre a collezionare numerosi lavori per mantenersi e amori irrequieti, aveva una forte passione che le teneva compagnia: la letteratura, prima studiata ad Oxford e poi riversata con passione in tutti i suoi romanzi. A questo punto la narrativa e la poesia – lette e scoperte di nascosto – diventarono per Jeanette vere e proprie vie di fuga verso un futuro migliore.

Dopo essersi trasferita a Londra, il suo primo romanzo – intitolato Oranges are not the only fruit – vinse nel 1985 il Whitbread Prize come miglior romanzo esordiente. Nello stesso anno Jeanette scrive la graphic novel Boating for beginners, mentre nel 1986 dà vita a Fit for the future: the guide for women who want to live well.
Quella ragazzina tenace e testarda è diventata con gli anni una talentuosa scrittrice. Tuttavia nella sua mente l’eco della domanda posta da Constance risuonava ancora scomoda e persistente fino a quando, nel 2012, decise di aprirsi totalmente sulla sua sofferta e agoniata vita in una bellissima autobiografia, dandole un titolo ricco di ricordi: Perché essere felice quando puoi essere normale?. In essa confessa ai suoi lettori di avere disperso un sacco di energia in rapporti carichi di rabbia e di non aver saputo abbandonarsi alle persone. Ma perchè decise di fare queste confessioni così intime?

“Sono tornata al mio passato in virtù di quei documenti scovati in un baule, così ho iniziato a scrivere per me e solo per me, la mia storia, senza pensare che sarebbe diventata un libro. È stata la mia agente a consigliarmi di metter insieme tutto, e a metà mi sono accorta che dietro gli appunti c’era una incredibile forza. Speravo che, sebbene molto personali, potessero parlare a molta gente. Ho un’idea molto morale dell’arte. Se non ci cambia la vita a che serve? Ha funzionato: sono stata inondata da lettere ed email da chiunque, donne e uomini di tutte le età”.

Un altro suo capolavoro del 1992 – Scritto sul corpo – ha un qualcosa di autobiografico e personale. In esso Winterson ripete come un mantra la domanda: «Perché è la perdita la misura dell’amore?». È innegabile che rappresenti uno dei capisaldi della letteratura più vicino al movimento Lgbtq. Il/la protagonista del romanzo – l’autrice non svela il sesso in quanto considerato dettaglio superfluo – compie un vero e proprio viaggio sensuale all’interno e attraverso il corpo dell’amante, leggendone ogni segno lasciato dalla vita. L’amore è per Jeanette uno dei pilastri della vita. Tuttavia, esso non è mai sentimentalismo, ma piuttosto un qualcosa che soffoca senza nutrire chi lo vive: una perdita, appunto.

 

In tutti i suoi scritti ciò che risalta è una grandissima capacità di mettersi a nudo, esplorando senza pudore e senza mezzi termini il mondo delle emozioni. Una continua denuncia contro un mondo che l’ha resa ciò che è: forte, consapevole e senza peli sulla lingua. Un mondo ipocrita che preferiva delegare agli esorcisti il peso di sentimenti ed emozioni a loro scomode. Una penna irriverente e trasgressiva, spesso segnata dal proprio passato e da una continua lotta per affermare se stessa e la propria sessualità

E allora, perché essere felice quando puoi essere normale?

Forse perché, come insegna Jeanette, ricercare la propria felicità – a costo anche di ritrovarsi spesso soli – conduce al finale migliore che una storia possa avere: il perdono e l'accettazione.

martedì 16 marzo 2021

COVER REVEAL - PICCOLE DONNE E PICCOLE DONNE CRESCONO

Edito da Armando Curcio Editore


“Niente è impossibile per una donna determinata”


Oggi voglio mostrarvi la meravigliosa copertina del nuovo Piccole Donne e Piccole Donne Crescono della Curcio Editore. 

Finalmente un’edizione con una veste grafica fresca e svecchiata di un capolavoro che ha fatto la storia della letteratura per ragazze. Un adattamento su cui la Curcio ha voluto lavorare con cura e dedizione per avvicinare i ragazzi alla lettura, soprattutto in un periodo storico difficile come quello che stiamo vivendo. Rifugiarsi nella lettura e in storie come questa potrebbe aiutare sicuramente i giovani, e non solo loro, a sentirsi meno oppressi dal peso della vita quotidiana.



SCHEDA TECNICA

 • TITOLO: Piccole Donne - Piccole Donne Crescono

• GENERE: Letteratura per ragazzi

• AUTORE: Louisa May Alcott

• PROGETTO GRAFICO: Giulia Antonicelli

• PREZZO: 16,90

 


    

                                   

Piccole donne è stato ed è sicuramente ancora uno dei primi libri ricevuti in dono da bambina e spesso è uno degli unici che, durante la crescita, si rilegge più e più volte.



Le avventure delle sorelle March sono ormai note a tanti, ma sono in pochi a sapere che in realtà è un romanzo nato per caso. Alla sua autrice Louisa May Alcott difatti era stato commissionato un semplice romanzo per ragazze e lei stessa dichiarò che quel lavoro “da fare” non le piaceva affatto. La scelta del finale inoltre appare forzata ed effettivamente lo è: l’Alcott era stata costretta dal suo editore a far sposare la protagonista del romanzo, pena il ritiro dell’offerta di pubblicazione. 
Alla fine comunque la storia di queste ragazze che affrontano le difficoltà della vita e cercano di migliorarsi e realizzare i propri sogni fu un immediato successo.



Tutti i temi trattati sono ancora assolutamente attuali: adeguarsi all’assenza di un genitore, i primi amori, le prime delusioni, i primi imprevisti del diventare adulte. Inoltre le protagoniste sono contemporanee perché sono imperfette, combattono contro i loro difetti e si sentono inadeguate rispetto ai canoni della società, proprio come le adolescenti di oggi.



In casa March poi si insiste sull’istruzione e sull’indipendenza, per questo può essere anche definito un romanzo protofemminista: la protagonista Jo, ribelle e anticonformista, non considera il matrimonio come strada per la realizzazione femminile, ma piuttosto lotta per l'affermazione nel lavoro e il perseguimento delle sue aspirazioni.
Di fatto dal 1868, anno della prima pubblicazione, generazioni di lettrici non hanno smesso di identificarsi nelle sorelle March. Come non riconoscersi, in qualsiasi secolo, in un conflitto tra quel che si vuole essere e quel che si ha la capacità di diventare?



Ci sono però anche cose che oggi siamo in grado di leggere con occhi diversi, come il finale di Piccole Donne Crescono che sembrava un finale perfettamente sensato, con la madre orgogliosa e grata per non poter immaginare per le sue figlie una felicità maggiore di quella dell’essere tutte sposate e con figli. Ma oggi questo finale ci lascia con diverse domande: dov’è finito il sogno di Jo di diventare una grande scrittrice? E perché Amy abbandona la sua aspirazione di diventare una pittrice?
È come se si siano adattate a degli stereotipi imposti da quella società. Cosa che fortunatamente oggi accade assai meno, anche se non possiamo dire che gli stereotipi di genere siano completamente superati. Probabilmente sono diversi e meno eclatanti, ma continuano a insinuarsi in diverse forme e in diversi contesti.



Piccole Donne è di grande ispirazione e dà al pubblico, in particolar modo alle nuove generazioni, la possibilità di riflettere sul concetto di libertà in ogni sua declinazione. È considerato sin dagli albori un vademecum per l’emancipazione personale di donne e scrittrici; tante sono state le autrici che ne hanno rivendicato l’ispirazione, da Simone de Beauvoir a Margaret Atwood e a Elena Ferrante. Tuttavia è errato e riduttivo considerare questo capolavoro come un romanzo al femminile: si tratta di un classico universale che, come tale, dovrebbe essere indistintamente fruito da tutti, senza alcuna distinzione.
Se è vero che i classici si riconoscono dalla loro capacità di trasmettere qualcosa in epoche diverse da quella in cui sono stati scritti, questo romanzo sancisce una volta per tutte di essere ben più di un modello per le giovinette dei tempi passati e che la sua storia di formazione è universale oltre ogni barriera di tempo e di genere.  




Jeanette Winterson - Lunga vita alle donne ribelli

   «Perché essere felice quando puoi essere normale?»   «Perché essere felice quando puoi essere normale?» Una frase a dir poco inconcepibi...