lunedì 19 aprile 2021

Siero Nero di Matteo Kabra Lorenzi - Recensione & Intervista all'autore

 "Il successo è una bestia a due facce, me ne resi conto subito. Mi accorsi di quanto la notorietà stesse minando le mie radici, agendo da cassa di risonanza per i miei demoni interiori".



Possono avidità e fame di successo portare qualcuno al punto di mandare tutto ciò che si è costruito a puttane?  

Amore, amicizie, famiglia… nulla dovrebbe mettere in discussione questi cardini fondamentali. Eppure è quello che accade a Matteo, detto Kabra, frontman dei Sesto Elemento, una band di spicco della scena musicale internazionale. Un vortice di menzogne e scelte sbagliate metteranno in discussione non solo la sua carriera, ma tutta la sua vita.

La storia parte da dove tutto ha inizio. Quella passione per la musica condivisa con il papà, con zio Max, con i cugini. Ma anche i primi amori e le prime lacrime, quelle che hanno portato alla stesura dei testi più significativi. La musica per Matteo è sempre stata lì, come punto di riferimento, come cura ma alla fine anche come unico scopo di vita.

Quando però perdi la strada, precipitando in quella trappola che ti sei costruito da solo, è l'incertezza a sovrastare su tutto. Matteo infatti inizialmente non riesce a rendersi conto delle gravità della situazione e per capire cosa sia successo deve ricomporre il mosaico di eventi che lo hanno portato ad arrivare a quel punto.

 Messaggi e chiamate si alternano alle immagini di ambulanze che cercano di caricare i feriti e farsi largo tra la folla.

 

Riuscirà Kabra a guardarsi dentro per tornare a coltivare quell’anima ormai oscura? Per lui è la fine o forse sarà solo l’inizio?


"Eppure quel Siero Nero cominciava a penetrare in maniera subdola dentro di me. Un siero nero pece, un qualcosa che avrebbe inevitabilmente inquinato la mia fermezza, anche se non me ne rendevo ancora conto".




Siero Nero  è una sorta di autobiografia intrecciata ad elementi di fantasia, raccontata con una sincerità stupefacente che fa sembrare tutto assolutamente reale. Una storia avvincente dove Matteo con la sua scrittura piena di vissuto e sofferenza è riuscito a far trapelare ogni emozione provata sulla pelle; ogni gioia e ogni difficoltà che quell'ascesa verso il successo gli è costata. 

Coinvolgente la scelta narrativa di dividere il romanzo in due tipi di capitoli, quelli che narrano il suo passato partendo da come è nata la sua passione per la musica e quelli denominati Siero Nero che raccontano la tragedia avvenuta durante il loro ultimo concerto... per arrivare ad unirsi nel capitolo finale rendendo finalmente tutto chiaro al lettore.
 Mi è piaciuta molto anche l’idea di inserire e contestualizzare perfettamente alcuni testi delle loro canzoni, che aiutano a capire perfettamente determinati stati d'animo vissuti in quel preciso periodo della sua vita. 


Intervista 

- Quando hai capito di voler buttare su carta la tua storia?
Ciao Elena e grazie mille per avermi accolto nel tuo blog per parlare del mio lavoro. 
“Siero Nero” è nato in maniera lenta, spontanea e graduale, si è praticamente costruito da sè negli anni – oserei dire addirittura dalla mia adolescenza – e improvvisamente è esploso in una necessità di concretizzazione quasi compulsiva, quando con la rockband di cui sono cantante abbiamo festeggiato i 20 anni di attività. Ecco, lì c’è stata la voglia di mettere un punto, tirare una riga e guardarmi indietro per provare a fare un primo bilancio. Parlare di me rielaborandomi “ex post” attraverso la musica, le mie esperienze e i mille aneddoti ha rappresentato una sorta di balsamo benefico per il mio percorso. 



- Cosa ti ha spinto a farlo? È stato più un bisogno o una sorta di divertimento?

L’ho fatto semplicemente perché in quel momento era un bisogno, sentivo che avrebbe rappresentato per me un viaggio terapeutico. E devo essere onesto: durante la stesura il timore che l'eccessivo coinvolgimento in molte situazioni raccontate mi impedisse di avere una scrittura lucida era altissimo. Ma era un dazio che dovevo pagare per poter raccontare la storia che avevo in testa e che ne è uscita. Per me è stato un qualcosa di necessario, di dovuto a me stesso. Se vogliamo però trovare la scintilla vera e propria che mi ha fatto optare per questo tipo di romanzo è che spesso le persone mi chiedono “perché hai scritto questa canzone?”,  “Cosa significa?”, “Cosa volevi dire con quelle parole?”. Il fatto è che non puoi spiegare in poche parole cosa c'è dietro a una canzone. Perché c’è vita, densa, sono situazioni anche difficili da raccontare e a volte complesse da spiegare in breve. La canzone ha la difficoltà di dover racchiudere tutto in pochi minuti e questo può esser per alcuni aspetti limitante. Inserire i miei testi dentro il romanzo, immersi nella storia, è come contestualizzarli, dando loro una luce nuova, per sottolineare alcuni passaggi della mia vita che han lasciato una traccia indelebile in me e dunque un'immediata memoria di quello specifico momento. 
- Quanto è successo davvero di questa storia e quanto è solo pura fantasia?
Questo è un punto per me molto importante: non si tratta di un’autobiografia, sarebbe riduttivo, bensì di una storia di fantasia (qualcuno l’ha definito brillantemente “un’epopea rock generazionale e thriller discografico”) nella quale ho trovato modo di far confluire molto di me. Si tratta di una sfumatura che potrebbe sembrare di poco conto ma in realtà è piuttosto incisiva poiché la storia di questa rockstar è un’estremizzazione, una forzatura, che tuttavia ci fa capire come possa essere facile perdere la testa cominciando anche solo da piccole scelte sbagliate. Dentro questo romanzo c’è dunque un mio “io” ipotetico, quasi distopico verrebbe da dire… ed è lo strumento che ho utilizzato per sviluppare tematiche profonde come l’amicizia, l’amore, la morte, l’arrivismo, ecc. Un giorno mi sono chiesto: “Arrivato a quarant’anni sono davvero felice di cosa sono e di quello che ho?” e la risposta è stata assolutamente affermativa. Al che mi sono detto: “Ma se per caso quella volta avessi fatto una scelta diversa? Se avessi voluto a tutti i costi fare successo? Se avessi messo al primo posto la fama? Dove sarei arrivato? Cosa sarebbe successo?” e da lì è nato questo Siero Nero, che poi è proprio quella sorta di negatività che una persona si inetta in vena quando per raggiungere uno scopo non guarda in faccia a nessuno, tradendo in primis sé stesso.



- Cosa hai provato a scavare così profondamente dentro te stesso?
Ho provato un bellissimo senso di liberazione, ma al tempo stesso ho potuto rifugiarmi nel labile confine tra finzione e realtà in modo che non ci fosse un effettivo denudamento agli occhi del lettore. Ogni cosa potrebbe essere vera e al tempo stesso falsa. Ogni evento potrebbe essere successo e al contempo potrebbe trattarsi di un’invenzione. Ogni gesto potrebbe essere avvenuto oppure esser stato creato per “esigenze di copione”. Chi può dire insomma fino a dove si spinge il romanzo? Oppure qual è il punto in cui la realtà si mescola con la fantasia? Questo, per fortuna, rimarrà sempre dentro di me.



- Cosa vuoi lasciare al lettore con il tuo libro?
Mi piace l’idea che chi mi legge possa immergersi in una storia ricca di situazioni, con l’intreccio tra passato e presente che si sviluppa lungo il racconto e si rivela con lo scorrere del libro sempre più serrato. La cosa che mi piacerebbe di più è che i lettori possano immedesimarsi nel protagonista, vivendone le ansie e i dilemmi interiori per capire come si possa, volendolo, risollevarsi facendo leva sulle persone realmente vicine e redimersi da alcuni errori che inevitabilmente facciamo durante il nostro percorso di vita. C’è sempre tempo per rinsavire! Alla fine, seppur il protagonista principale sia la musica, questo è un libro che parla di vita e dunque ho la certezza che chiunque possa ritrovarsi nel protagonista.



- Cosa ti aspetti da questa esperienza?
Essendo una prima volta tutto quello che sta arrivando lo prendo in maniera positiva e lo metto in saccoccia per il futuro. Mi piace lavorare su ogni aspetto di me in maniera lenta e progressiva, la crescita deriva dall’esperienza, dagli errori, dai consigli. Appena pubblicato Siero Nero non avevo aspettative, ma ammetto che il riscontro che sto ottenendo va oltre ogni più rosea aspettativa e grazie a questo lavoro ho conosciuto moltissime persone con cui ho avuto possibilità di scambiare opinioni e in qualche caso anche stringere amicizie sincere.



- Hai in progetto altri libri?
I progetti futuri fortunatamente continuano in maniera molto prolifica. Ho da poco terminato la stesura del mio secondo romanzo, per il quale ho voluto provare a lavorare su un processo di scarnificazione dell’introiezione. Mi piace evolvermi e cercare di affrontare tipologie diverse di scrittura. Il punto di vista non è più in prima persona, e già questo tende ad allontanare lo stile da un percorso introspettivo, ma in questo caso ho scelto di portare in primo piano gli eventi, i fatti nudi e crudi, spesso scevri da giudizi, lasciando al lettore il compito di costruirsi un sentimento, un moto emotivo verso i vari protagonisti della storia. Il titolo sarà “Kaeru” e racconterà la storia di un incredibile esperimento sociale realizzato su una inconsapevole cavia umana; una sorta di 1984 di Orwell rivisitato in chiave moderna e con sfumature totalmente inattese.



- Una piccola curiosità da appassionata di musica rock. Gruppo preferito?
Affondo le mie radici nel rock italiano anni Novanta, che per me è stato il periodo d’oro e di riferimento della musica nostrana. Di quei tempi sicuramente Timoria, Ritmo Tribale, Estra, Rats, Litfiba, Movida e Afterhours. Ai giorni nostri invece mi piacciono parecchio i Ministri e i Cara Calma anche se ascolto veramente di tutto. Poi ci sono i grandi classici internazionali come gli Iron Maiden, i Deep Purple, gli Scorpions e, spostandoci nel Sud degli Stati Uniti, i Lynyrd Skynyrd.



- Per quanto riguarda la scrittura hai invece un autore e un libro preferito?
Come autore devo per forza dire Dino Buzzati che per me era un genio assoluto… e va da sé che “Il Deserto dei Tartari” è il mio romanzo in assoluto preferito. Poi tra gli scrittori dei giorni nostri reputo straordinario Gianluca Morozzi e, quasi ovvio, il grandissimo Stephen King. In generale però, salvo queste eccezioni, tendo a non legarmi a un autore specifico, ma farmi ammaliare dalla sinossi e dalle suggestioni del singolo titolo. Su questo metto quasi sullo stesso piano un esordiente con un autore più conosciuto: voglio che sia la storia a catturarmi, anche se poi evidentemente incide come viene raccontata! Ma ti assicuro che a volte è bello farsi sorprendere in positivo.

Grazie Matteo per questa storia carica di passione. 

Rock never dies!

 




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